giovedì 20 novembre 2014

ProLoco Pinciano (e altri indirizzi intorno a Porta Pia)


A volte i casi della vita sono strani: ho abitato per quasi vent'anni a due passi da Porta Pia e dalla sua famosa breccia, e per quanto amassi quella zona e i suoi innegabili vantaggi - tipo avere minimo quattro cinema a portata di piedi e poter decidere anche alle 20.20 di andare a vedere un film, da sola, in tuta - dal punto di vista gastronomico era una vera tragedia: mi salvavano giusto l'Osteria dell'Arco a via Pagliari e l'apertura della sede distaccata dei Gracchi, che soddisfaceva la mia voglia di gelato oltre al glorioso Tribeca che per quanto avesse una pessima offerta alcolica era il mio quartier generale per colazioni e caffe' "di lavoro" e per ottimi pranzi semplici ma ben fatti.
Per il resto era davvero il deserto.
Non mi ha mai attirato Ham Holy Burger - quindi non ci sono andata - e mi lasciava francamente perplessa Ops, il locale vegetariano aperto dallo chef Simone Salvini.
Poi sono arrivati - per fortuna - Marzapane (di cui devo ancora visitare la nuova sede) e Guerrini dal 1958 ad alzare decisamente il livello e le mie sorti, e un dignitoso ristorante giapponese, Sakura.
Esattamente un anno fa sono andata via di li' per trasferirmi in un altro quartiere romano e da quel momento hanno iniziato ad aprire posti interessanti come se piovesse!

Mi riferisco soprattutto - oltre appunto alla nuova sede di Marzapane - alla Portineria di cui tutti parlano molto bene e che fa incetta di premi e alla novita' piu' recente: Pro Loco Pinciano.
In questo caso si andava piuttosto sul sicuro, visto che dietro a questa nuova apertura ci sono da un lato Gastone Pierini,  nome storico della ristorazione romana e oggi titolare del Moma - ristorante "chichi" a due passi da via Veneto ma anche pizzeria di cui mi avevano parlato un gran bene dalle parti del Quadraro - insieme a Fiorentina Ceres (in passato da Urbana47) e dall'altro Vincenzo Mancino, artefice di Dol-Di Origine Laziale  e mio caro amico oltre che personale fornitore di prodotti laziali strepitosi.
Da qualche tempo Vincenzo ha "trasformato" Dol in Proloco Dol a Centocelle proponendo gli stessi prodotti da lui selezionati anche a tavola come protagonisti di piatti veraci e pizze particolari, oltre ad essere fornitore di tutti i migliori ristoranti e locali della Capitale.



Un progetto che e' piaciuto talmente tanto ai fondatori del nuovo indirizzo al Pinciano da chiedergli non solo di essere loro fornitore privilegiato ma anche di poterne replicare l'insegna nel nuovo e piu' centrale quartiere. Quello di Vincenzo poi non e' l'unico "nome noto" e amico coinvolto nel progetto, visto che in menu figura anche il supplizio di Arcangelo Dandini (suppli' con durelli di pollo) con cui ieri sera abbiamo deciso di aprire la nostra cena.




Insieme, naturalmente, a una delle selezioni di salumi e formaggi di Dol, in particolare quella dedicata alle "rarita' del Lazio" in cui spiccavano ottimi formaggi - Caprino Nobile di Monte Jugo, Conciato di San Vittore, Blu di Bufala e un caciocavallo superstagionato - e altrettanto squisiti salumi: prosciutto e salame di Mangalitza (fantastici!), lardo di Cinta Senese e "bresaola" di scottona, tutto allevato in regione.


Per non farci mancare nulla, abbiamo naturalmente accompagnato il tutto con una discreta focaccia cotta al forno a legna.
La cosa che mi ha convinto di meno di tutta la serata e' stata infatti la pizza.
Non certo per i condimenti che sono buonissimi e molto accattivanti (oltre alla Margherita classica, per provare, abbiamo assaggiato anche una pizza bianca con salsiccia di Monte San Biagio e broccoletti) ma per l'impasto, troppo "secco" e croccante (nonostante i condimenti fossero abbastanza "umidi" da ammorbidirlo, anche se forse le quantita' erano un po' risicate) che puo' andar bene per una focaccia ma non per la pizza, che non vuole essere una "romana" super sottile.
Cito quanto riportato sul sito del Gambero Rosso: "una via di mezzo tra romana e napoletana, con un impasto realizzato esclusivamente con farine macinate a pietra di un piccolo mulino del Lazio alimentato ad acqua corrente; maturazione accurata di minimo 24 ore; farciture dettate dalla stagione e dalla disponibilità dei prodotti del banco della gastronomia".
Ottimi presupposti, dunque, ma forse ci vuole un pizzico di attenzione in piu' (e un condimento un pochino piu' abbondante o steso meglio sulla pizza).

















Molto buono e abbondantissimo, invece, lo stinchetto di Mangalitza con salsa alla birra e patate al forno, cotto alla perfezione - la carne, umida e saporita, si staccava dall'osso con estrema facilta'-  e non pesante (nei limiti della preparazione, che certo light non e'!) e anche le patate erano buone.


La mia amica (eravamo in 4) ha scelto invece il tortino di aliciotti e indivia, classica ricetta della tradizione ebraico-romanesca che io adoro e che era molto buono anche se a me ha fatto strano vederlo servito con la salsa di pomodoro.


Piccolo disappunto anche sull'offerta di vini e birre: va bene scegliere birre artigianali laziale e giusto pure sul non cadere sempre sui soliti nomi, ma avere solo le birre di Atlas Coelestis mi sembra una scelta un po' strana considerando la grande varieta' della produzione laziale. Io e il mio compagno abbiamo infatti optato per un calice di rosso, ma ci e' stato proposto solo: Trebbiano, Malvasia Puntinata e Syrah (che abbiamo scelto, visti piatti ordinati) senza nessuna specificazione su cantina e provenienza, e sinceramente non mi e' piaciuto per nulla. Peccato perche' il servizio, anche se da rodare soprattutto sui tempi, e' cortese e sorridente.

Due parole sull'ambiente: il locale prima ospitava la pizzeria La Maremma, senza infamia e senza lode e degna di menzione soprattutto per l'antipatia della proprietaria. La struttura non e' stata stravolta - il forno mi sembra che sia rimasto esattamente dov'era, per esempio - e restano i soffitti a volte in mattoncini che caratterizzano tutti i locali della zona - tranne qualche pazzo scriteriato che ha pensato bene di coprirli - ma un bel lavoro di restyling ha reso l'ambiente piu' caldo e accogliente e diviso meglio. Molti i tocchi "giusti" che  - anche se gia' visti - contribuiscono a rendere gradevole il posto, dalle lampade vintage ai tavoli in legno e marmo fino alle pareti-lavagne, e il bancone all'ingresso con tutto il bendidio di salumi, formaggi e altri prodotti laziali selezionati da Dol (anche in vendita) contribuisce in maniera notevole.

Infine, i prezzi: pienamente giustificati dal luogo e soprattutto dalla qualita', mi sono sembrati equilibrati: dai 7 euro della Margherita (ahime' nello standard romano) ai 15 euro delle pizze piu' elaborate e con ingredienti pregiati. Idem per la selezione di salumi e formaggi (16 euro benedetti considerando la quantita' abbondante e la bonta' di tutti gli assaggi) e per lo stinco (non ricordo se 16 o 18 euro, ma ci si poteva mangiare in due prendendo anche qualche altra cosa). In 4 abbiamo speso esattamente 90 euro.
Se la pizza migliora, sara' un buon motivo per rimpiangere di aver lasciato Porta Pia.

Pro Loco Pinciano
via Bergamo 18, Roma. Tel. 06.8414136

2 commenti:

  1. Concordo praticamente su quasi tutto. E penso di tornarci presto pe r far eacquisti e per cenare.
    Ho un solo dubbio sulla logistica, sicuro che ci fosse la Maremma? io mi ricordavo un locale chiamato Ecco. Ma potrei sbagliare.

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  2. Ecco proprio non me lo ricordo!
    Li' per anni c'e' stata La Maremma, puo' darsi che per un breve periodo prima di Pro Loco ci avessero messo qualcos'altro e io non me n'ero mai accorta :D

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