martedì 31 maggio 2011

Un week end a tutta bufala...




Se dici Paestum, puoi pensare a due cose: ai bellissimi templi dell'area archeologica, o alla mozzarella di bufala. Nel week end scorso era difficile - per fortuna - separare le due cose, visto che grazie alla manifestazione Le Strade della Mozzarella si potevano assaggiare bocconcini e altre delizie made in Campania ammirando da vicino quel che resta dell'antica citta' della Magna Grecia.

Il programma prevedeva diversi incontri con chef e pizzai(u)oli sul tema mozzarella e dintorni, e naturalmente varie occasioni di assaggio. Sui piatti che piu' mi sono piaciuti ne parlo altrove, e approfitto dell'occasione per segnalare la mia nuova collaborazione con il sito di IG :)

Un'altra cosa interessante e' stato il "gioco" dell'abbinamento tra vini e bufala guidato da Luciano Pignataro. Dopo averci provato negli anni scorsi con vini campani "classici" come il Fiano, quest'anno la sfida era piu' dura: doveva esserci il Trebbiano ma per motivi tecnici e' stato rimandato all'anno prosismo, e dunque in lizza per fare da accompagnatori alla mozzarella c'erano 5 Cococciole abruzzesi e 7 Coda di Volpe campani. In entrambi i casi due vitigni autoctoni e "minori", solitamente utilizzati come uve da taglio per i motivi opposti: la spiccata acidita' per il primo, e la morbidezza per il secondo.

In sostanza, un bell'impegno: si trattava di mangiare e bere assai, ma non mi sono tirata indietro! Tra l'altro, non si doveva giudicare il vino in se' stesso ma l'abbinamento, dunque la capacita' di "amalgamarsi" bene con il sapore della bufala senza coprirlo ne' farsene coprire. Molto difficile. Sara' per campanilismo ma preferisco senz'altro la Coda di Volpe, almeno quella buona. C'e' da dire pero' che tra i 7 vini campani in assaggio - alla cieca, of course - ce n'erano diversi francamente deludenti, per essere buona (un noto produttore di vino cilentano che era accanto a me e' stato molto meno diplomatico :) ), mentre tra le 5 Cococciole almeno tre non erano niente male.

Insieme alla mozzarella, pero', secondo me ci stava nettamente meglio la Coda di Volpe. In particolare, a m e' piaciuto l'abbinamento con quella della Fattoria La Rivolta, anche se come vino mi piaceva piu' quello della superpremiata Tenuta Cavalier Pepe.
Invece tra i 4 finalisti (due abruzzesi e due campani) alla fine ha vinto a sopresa, per alzata di mano, proprio una Cococciola: la Brilla dei Marchesi de' Cordano.

Per fortuna il giorno dopo ho avuto anche l'occasione di assaggiare un gran bel vino campano che ha riportato in alto il buon nome dei bianchi campani: il Fiano Pian di Stio della Cantina San Salvatore 1988. Una specie di azienda modello, nata dalla passione per il vino e il territorio di Giuseppe Pagano, albergatore e ristoratore di Paestum, che ho avuto modo di conoscere proprio li, assaggiando i piatti di Anthony Genovese. Qualche anno fa ha deciso di dedicarsi anche ai prodotti del territorio, seguendo le regole della biodinamica: vino, olio, legumi (e' l'unico produttore "reale" dei rari fagioli della Regina di Gorga) e pure mozzarella. Non solo per ragioni "affettive" e legate alle tipicita' del territorio, ma anche perche' cosi' tutto quadra: le lettiere delle bufale servono a produrre il concime "bio" per le colture. Le tenute sono sparse per il territorio, dalla piana di Paestum alle montagne del Cilento interno, a Stio, dove alla fine Giuseppe e' riuscito a impiantare pure un vigneto a 600 mt, anche se l'enologo Cotarella inizialmente gli aveva consigliato delle location piu' "facili" da cui e' partita la produzione.
Ma Pagano fa come dice lui, e quindi tutti vitigni autoctoni, tutto in biodinamica, e alla fine pure i vigneti di montagna. Il risultato e' eccellente, e anche la veste grafica, che ha per simbolo appunto un bufalo, si fa notare. Tradizione e comunicazione, e' possibile!

Due parole, infine, per il posto dove ho dormito: La Locanda del Mare e' un graziossimo "mini resort" a due passi dal mare, a meta' strada tra Paestum e Agropoli. Le camere sono in realta' piccole casette bianche e blu che fanno tanto Grecia, sparse nel prato tra mirto e alberi di agrumi: sono ampie e luminose e arredate in modo semplice, ma con tutto quello che serve.

Il corpo centrale - che ospita il bar, il ristorante e una fornita libreria con riviste, libri e guide di viaggio - e' un piacevole insieme di stili diversi, tra il moderno, il marinaro-mediterraneo e l'etnico, con tanto cuscini colorati, quadri e oggetti di design e le stampe alle pareti che riportano versi famosi dedicati al mare, e al vino. E poi c'e' Aldo, il simpaticissimo patron-direttore, che vi fara' sentire subito come a casa.

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