Questo Natale per me sa molto di birra. Negli ultimi tempi sono stata cosi' presa dal lavoro (anzi da lavori vari) che sono arrivata alla soglia del 25Dodici senza quasi accorgermene: niente giri di shopping complusivo in centro, niente caffe' con le amiche tra un regalo e l'altro (per fortuna sono riuscita a mantenere la buona abitudine della cena con le amiche dell'Universita', ormai tutte mamme), niente pastiera fatta in casa, niente pranzi di lavoro a tema (per fortuna mia e della bilancia!).
Pero' alla fine e' venuta l'ora di mettermi in viaggio verso l'Abruzzo, come ogni anno, per passare tre giorni in famiglia. In fondo era quello che mi ci voleva: dormite colossali, tanta noia da nonfarnulla (che ogni tanto ci sta) e qualche buona mangiata. Secondo me, l'Abruzzo e' la regione italiana con la piu' alta qualita' media di ristorazione, e anche con il miglior rapporto Qualita'/Prezzo. E' davvero difficile mangiare male anche nei posti piu' semplici, ci sono tanti locali "medi" che ti sorprendono e poi naturalmente ci sono alcuni indirizzi al top, dalla Bandiera al Reale.
Quest'anno abbiamo deciso per il low profile per il pranzo del 25 e la cena del 26, senza grandi nomi ma puntando su due indirizzi ormai collaudati (almeno per i miei genitori, che sono dei veri talent scout della zona) entrambi ad Alfedena, un piccolo borgo dell'Alto Sangro che ormai sta diventando un'interessante meta gastronomica considerando che qui c'e' anche la Locanda Montegreco di Renzo D'Amico, da cui mando da troppo ormai.
E dunque, pranzo del 25 al ristorante Caraceni: ristorante d'albergo trasformato dalla passione del giovane Guido Di Giulio (la quarta generazione della famiglia a dedicarsi alla cucina e all'ospitalita') in un ristorantino-wine bar curato e molto interessante anche per quel che riguarda la cucina, che rivisita le ricette e i prodotti tipici della zona in modo non banale e sempre molto appetitoso, riuscendo a coniugare la rusticita' della cucina abruzzese di montagna con il gusto un po' piu' raffinato della cucina moderna.
Partenza con le frittelle di baccala' pistacchi e peperoni, una sorta di "pallotte" molto buone, che nel menu figurano tra i secondi ma che per noi sono state un antipasto perfetto.
Poi ognuno ha scelto un primo diverso, tanto per rendere la vita semplice allo chef.
Io che mangerei baccala' in tutti i modi e in tutte le salse ho voluto assaggiare la sfoglia di trito con ceci e baccala', alla cieca.
Il piatto che mi e' arrivato era molto diverso da quello che mi ero immaginata, ma la sorpresa e' stata decisamente in positivo: delle tagliatelle fatte in casa mantecate con un sugo di baccala' cremoso, saporito e delicato al tempo stesso, e una crema di ceci accanto, da mischiare e mangiare insieme in un boccone: buonissimo! Tra gli altri primi, i ravioli allo zaferano di Navelli con coniglio e mele su crema di patate e tartufo nero, i cappelletti di grana, porri e tartufo nero (molto buoni, con una sfoglia sottilissima e un ripieno goloso, peccato il tartufo non proprio saporitissimo) e i saccottini di lasagne in brodo con ripieno di polpettine, scamorza e parmigiano.
Come secondo, Guido ha accontentato una nostra richiesta particolare: il tacchino ripieno (con castagne e olive), per far celebrare il Natale secondo tradizione anche all'inglese della famiglia. Era la prima volta che il cuoco si cimentava con qusta ricetta e il risultato e' stato eccellente! Nonostante fossimo pieni di dolci a casa e con un livello di glicemia ormai alle stelle, abbiamo (ri)assaggiato anche la buonissima Torta Yann (cestino di mele con crosta alle mandorle) e la mousse di torrone Nurzia con pandispagna allo zafferano di Navelli e scorzette di arancia candite.
La sera dopo, e' stato il turno di Pulcinella, sempre ad Alfedena: una storica pizzeria "di paese" che e' stata rilevata da pochi mesi da due giovani cuochi campani, Vincenzo e Antonio, che vantano esperienze importanti come quella da Gennaro Esposito e ai Quattro Passi. Anche qui, la sfida e' mettere insieme le richieste della clientela piu' ampia con la voglia di proporre qualcosa di nuovo e diverso. Il risultato e' un menu - graficamente - da pizzeria, plastificato e colorato, dove accanto alle pizze al forno al legna (molto buone, abbiamo provato la mast nicola con strutto, pepe e pecorino) e alla polenta figurano piatti come l'insalata di rinforzo con baccala' (ottimo connubio!), le orecchiette fatte in casa con zucca alla brace, rosmarino e scaglie di caciocavallo (che non ho provato perche' stavo scoppiando per il troppo cibo accumulato) e l'ottima guancia fondente di vitello brasato con crema di zucca napoletana e tartufo nero.
Anche in questo caso non abbiamo rinunciato al dolce (diviso 5), una buona "crostata scomposta" con crema e frutta fresca.
Peccato che io fossi davvero troppo piena, anche perche' nel pomeriggio mi ero concessa una merenda un po' speciale: sono passata a salutare Cristiana e Niko Romito al Reale a Casadonna, e ho avuto l'onore di essere tra le prime ospiti della nuova "desserteria", che ha aperto ufficialmente proprio il 26 dicembre. Una sala ampia, calda ed accogliente al piano superiore dell'edificio, con una spettacolare vetrata su Castel di Sangro (che non sara' tra i borghi piu' belli d'Italia, ma con la chiesa illuminata e la grande roccia dietro a far da sfondo soprattutto la sera ha il suo perche'), una sorta di salotto in cui fermarsi per una colazione (la prossima volta non me la perdo!), una merenda pomeridiana con te', tisane e cioccolata calda, o un dopocena. E guarda caso, sono capitata proprio al momento giusto, quando escono le famose bombe fritte di Niko per la merenda pomeridiana: pasta sofficissima (come quella del suo splendido panettone, un capolavoro di understatement e sapore), frittura eterea e un ripieno di crema da lacrime.
Ne ho mangiate due! Capito poi perche' la sera non avevo tanta fame...?
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