Strane le coincidenze gastronomiche, a volte. Sono 10 giorni che giro per l’Italia (e l’Europa) per manifestazioni gastronomiche, e in tutti i casi la protagonista - dichiarata o meno - e’ stata la pasta.
Prima a Londra, per Identita’ London, dove i sei chef scelti a rappresentare il best of della tradizione italiana (Scabin, Bottura, Lopriore, Sultano, Oldani, Cannavacciuolo) hanno giustamente pensato di portare piatti a base di pasta o riso. Poi a Milano, per Le Grand Fooding, dedicato quest’anno al Trionfo dello Spaghetto Gigante. Infine ieri, a Roma all’Open Colonna, ma in questo caso la scelta era voluta, anzi obbligata perche’ si celebrava il World Pasta Day 2011.
Bevo subito uno spritz per reggere la serata, ma per fortuna capito - non casualmente - ad un tavolo fortunato: io, il mio accompagnatore scravattato e i suoi amici costituiamo la quota giovane (c’e’ chi abbassa la media, e non sono certo io) e casual della serata. E molto simpatica. Abbiamo anche la fortuna di avere con noi Lady Trento Doc, ma le bollicine ahime’ latitano e ci abbeveriamo abbondantemente con un potabilissimo Muller Thurgau di Lageder.
L’attesa e’ lunga, Mauro Uliassi - il primo chef della serata - si fa desiderare e passa un bel po’ di tempo dal video con colonna sonora urlatissima all’arrivo dei piatti in tavola. Ma ne valeva decisamente la pena: i suoi spaghetti affumicati alle vongole con pomodorini pendolini grigliati sono semplicemente fantastici. Li avevo gia’ assaggiati a Senigallia ma devo dire che nonostante in questo caso lo chef e la sua brigata abbiano dovuto prepararli per 200 persone, erano assolutamente all’altezza se non ancora piu’ buoni, e con una cottura al dente esemplare. A fine serata approfitto di un bacio allo chef - che e’ sempre un piacere! - per chiedergli di nuovo il segreto di questa meraviglia: spaghetti Verrigni cotti per 7 minuti in pentola per altri 5 in padella e il tocco dell’anguilla affumicata nel fumetto di pesce per dare il sentore affumicato. Divini.
Secondo piatto, che e’ sempre un primo: Ciccio Sultano (che era anche a Londra qualche giorno prima, abbiamo cenato insieme al Corinthia e ha cucinato alla cena di Gala di Identita’, insomma ormai mi manchera’) propone i patrinnostri con zuppa e pesce nobile di scoglio, “maccu” di fave secche e zucca gialla con dei cereali soffiati sopra a dare croccantezza. Un piatto a rischio di eccessiva complessita’ che invece si rivela anch’esso fenomenale, bilanciato nei sapori e interessante nella composizione, davvero ottimo. Bravo Ciccio!
Infine, il terzo primo: la bagnacauda di carbonara al tartufo bianco d’Alba di Antonello Colonna, ottimo padrone di casa, che ha scelto di omaggiare col suo piatto la tradizione italiana dal Nord al Sud, o quanto meno al Centro. Degli spaghettoni supercremosi e ricoperti di tartufo bianco nascondono al centro un tuorlo d’uovo marinato, dalla consistenza semi-solida. Girando e amalgamando il tutto si ottiene un piatto ad alto tasso di goduria, abbinato a un onestissimo Valpolicella Classico 2009 di Zenato.
Decisamente sottotono il dessert, un cheesecake senz’anima e senza sapore, ma nel contesto il dolce era decisamente in secondo piano. E devo dire che il menu a tutta pasta non si e’ rivelato noioso nemmeno un po’. Nel complesso, una bella serata che dimostra come la pasta sia un fatto culturale, una questione di DNA tutto italiano: sfido qualsiasi bravissimo e superstellato chef di altra origine a prepararla per oltre 200 persone, fuori dalla sua cucina, raggiungendo questi livelli.
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