giovedì 28 luglio 2011

Camesena, un posto da scoprire

Lo scorso week end ho fatto una breve incursione in Umbria, come sempre unendo lavoro e piacere per andare a visitare alcune realta' interessanti e a salutare qualche amico. Come al solito in queste occasioni i tempi si allungano sempre piu' del previsto e i ritmi sono un po' quelli di un toru de force, ma poi arriva il momento del relax.... Dopo un bel giro nel complesso mondo Lungarotti a Torgiano (il Museo del Vino, il Museo dell'olio, la cantina e il bel resort Le Tre Vaselle) e un salto all'Azienda Decimi  a Bettona (ho un debole per gli oli umbri e per me quelli di Graziano e Romina Decimi sono tra i migliori), finalmente sabato a pranzo e' arrivato il momento di godersi un po' questa magnifica regione nel migliore dei modi: a tavola.

Un amico mi ha portato a pranzo da Camesena, di cui mi aveva gia' parlato facendomi venire un bel po' di curiosita'. Lasciamo la macchina nella piazzetta davanti alla chiesa di Pissignano Alto (un piccolo borgo vicino a Campello sul Clitunno) e aspettiamo che ci venga a prendere la macchina del ristorante, guidata da un gentilissimo cameriere soprannominato Zapatero (dicono che gli somigli...). La strada per arrivare al borgo di San Benedetto, ribattezato Lizori, e' stretta e ripida, e soprattutto di sera (ma anche con la luce del sole) e' meglio affidarsi alla guida di...Zapatero, tanto piu' che il parcheggio sarebbe complicato. Ora, c'e' da dire che intorno al borgo di Lizori (la cui etimologia deriverebbe dall'unione di tre parole greche l cui significato e' “là dove la vita vede”), e soprattutto alla figura di Antonio Meneghetti ci sono un po' di voci strane. Certo la sua teoria dell'ontopsicologia non mi e' chiarissima, e anche la sua definizione di una presunta cucina viva ("La cucina viva è l'arte come essere dei nel gusto vivente dei metabolismi", chiarissimo no?) non mi convincono tantissimo, ma non ho approfondito abbastanza per dare giudizi. Quello che so, e' che a lui si deve il recupero di questo bel borgo abbandonato da cui ci si affaccia su un panorama meraviglioso (con le fonti del Clitunno e la campagna umbra tra Campello e Perugia) e che le sue opere - e' anche un artista - disseminate sia all'interno che all'esterno del ristorante mi piacciono un bel po'.
Daniela e Daniele

Comunque sia, Camesena vive di vita propria, e' un posto incantevole, si mangia bene e la proprietaria, Daniela Bottoni, e' una persona simpaticissima e in gamba. Si divide tra questo e gli altri due ristoranti di famiglia nel Lazio, e anche se ha evidentemente una personalita' forte e vitale, credo che la sua dimensione ideale sia piu' quella della quiete del borgo umbro che non il trambusto del litorale laziale. Le piace andare alla (ri)scoperta delle vecchie ricette della tradizione recuperandole direttamente dalle donne anziane, salvando cosi' dall'oblio quei piatti che oggi difficilmente si fanno piu' nelle case, e in questo ha trovato un complice ideale nel giovanissimo Daniele De Marchis, il cuoco di Camesena. Insieme danno vita a una cucina curata ma non troppo elaborata, basata sui prodotti (le verdure e la mozzarella arrivano dalla costa Pontina, il resto - salumi, olio e tartufi in particolare - dall'Umbria, naturalmente).

Va anche detto che il posto e' talmente bello - soprattutto se ci venite nella bella stagione, quando ci si puo' sedere ai tavolini esterni (bellissimi, di ceramica di Deruta) nella terrazza che si affaccia sulla pianura sottostante, dove c'e' anche il forno a legna - che varebbe la pena venire qui anche se la cucina fosse appena passabile. Ma il fatto che si mangi anche bene di sicuro non dispiace!

Comiciamo con un cestino di pani e pizze vario e buono, e con un ottimo antipasto che rivisita il classica "antipasto all'italiana" in chiave umbro-laziale e moderna: un fiore di zucca ripieno di mozzarella e alice fragrante e leggero, una giardiniera di verdure fatte in casa croccanti e con il punto giusto di aceto, un delizioso peperoncino verde dolce farcito con pangrattato e formaggio, la mozzarella di bufala di Amaseno e soprattutto il buonissimo arvoltolo con il salame: questo strano nome indica una "ricetta" tipica delle merende contadine umbre, una specie di pizzza fritta (a volte fatta anche in versione dolce con lo zucchero) che accompagna spesso appunto i salumi, un po' come lo gnocco fritto romagnolo. Solo che i questo caso somigliava piu' a una "pasta cresciuta" napoletana se vogliamo, gonfio e soffice, fritto alla perfezione (qui si fa parecchia attenzione all'olio...) e buonissimo insieme al salame. In un piatto a parte, anche i crostini con il tartufo, con e senza formaggio.
Molto buoni anche i paccheri con pomodorini, piselli di Bevagna e guanciale di Cinta Senese, che dava un profumo straordinario e la giusta sapidita' al piatto.  Forse meno indicato alla stagione  e alla temperatura lo spezzatino di agnello con le melanzane, comunque saporito. Indovinatissimo, invece, il dessert, fresco e delicato: pesche al vino (quelle dell'orto) e una sorta di "tortino" di savoiardi e crema al limone, su un "frullato" di pesche.
Sarei rimasta a godermi il fresco e a guardare il panorama all'infinito ma il Frecciarossa che passa proprio sotto al paese di Pissignano Alto mi ha ricordato che dovevo andare a prendere il treno per Roma!
A Camesena si organizzano anche serate di degustazione di vini e oli, e per chi ama il fumo c'e' pure una scelta di sigari cubani.














CAMESENA
Pissignano Alto
tel. 0743 520340
www.camesena.it

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